
Venerina Padua è uno dei candidati sindaco del centro sinistra. Medico Pediatra, sposata, due figli, è già Consigliere Provinciale. Appoggiata da Pd, Comunisti per Scicli e Socialisti, ci ha aperto le porte di casa sua e concesso un po’ del suo tempo per conoscerla meglio.
Mancano 15 giorni, come ti senti?
Che bella domanda! Mi sento bene, contenta, entusiasta, felice, ma a volte anche sgomenta. Mi appassiono, più passano i giorni e più mi sento coinvolta, più incontro le persone e più mi rendo conto di quanto bisogno ci sia d’ascolto. La gente non ha solo bisogno di risposte, ma anche di essere guardata, riconosciuta, ascoltata e questa cosa l’ho proprio sentita come una carenza gravissima che resta da quest’amministrazione. Vivo con molta emozione tutto questo, ma anche con senso di responsabilità e qualche preoccupazione, vedendo i tanti bisogni delle persone. Nessuno di noi candidati sindaco ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi e questo certo mette un po’ di tensione, ma il sentimento prevalente è quello positivo, della voglia di spendersi per una città che certamente merita tanto.
Come ti sembra stia andando la campagna elettorale? Ti sembra pacata, corretta o c’è qualcosa che ti ha dato fastidio?
Di cose che mi hanno dato fastidio ce ne sono parecchie. Inizialmente, fino a dieci, quindici giorni fa, ritengo che le cose fossero andate più tranquillamente, adesso si comincia ad avvertire una certa tensione, anche per il fatto che non riusciamo a gestire una democrazia nella nostra comunità, non fosse altro che per il cattivo uso dei manifesti. Il territorio è infestato dalle solite facce, non si ha la possibilità neanche di appendere un manifesto nei propri spazi, in quegli spazi democraticamente assegnati dal comune. Questo non lascia ben sperare per il confronto. In più occasioni, ho detto di agire con moderazione, nel rispetto di ognuno, con il proprio progetto, perché ognuno ha il diritto di presentarsi alla città. Sarà la gente a giudicare, democraticamente, ma l’utilizzo del manifesto serve a dire “ci sono anch’io”. Ecco, spesso, questa possibilità a me è stata negata, sono in pochissimi posti, per questo molte persone, spontaneamente, stanno mettendo la mia foto sui balconi. In ogni caso io credo che l’incontro con le persone, con i loro occhi, sia il modo più efficace per dichiarare il proprio sentire, il proprio progetto.
Tu sei un medico. Un medico deve saper ascoltare i pazienti, per poterli poi guarire. Un po’ come un bravo sindaco, no? Deve ascoltare i cittadini e poi provare a guarire la città.
Definizione ed accostamento perfetto, è così. Io sono un medico che cura i bambini, che si esprimono molto spesso con un linguaggio non verbale. La cosa importante è sapere osservare ed ascoltare e non soltanto parlare, come spesso accade a chi fa politica. Un ascolto attento, che riconosca l’altro, spesso manca nella politica e questo fa cadere la fiducia e non permette l’instaurarsi di un rapporto. Il sindaco deve incarnare tutti i cittadini, deve ascoltare sia coloro che lo hanno votato che quelli che non l’hanno fatto, perché il sindaco è di tutti, deve rappresentare le istanze di ognuno e cercare di risolvere i problemi. Insieme si possono individuare i bisogni e le priorità e cercare di dare delle risposte. Non sarà possibile rispondere subito a tutte le domande, però si farà una scala di priorità condivisa e tutti si sentiranno parte del progetto.
Tu sei anche una mamma. I tuoi figli sono ormai adolescenti e forse sono proprio loro la fascia che più risente di questo coma in cui il paese sta entrando. Cosa bisogna fare per evitare che, anche loro, siano costretti ad andarsene?
Il discorso sui giovani è una delle priorità del progetto che dobbiamo portare avanti. I giovani sono già il presente di questa nostra comunità. Alcuni sono molto motivati, cresciuti dal punto di vista politico, nel senso più bello del termine, che è quello di occuparsi della poleis; altri non si appassionano, per responsabilità degli adulti, che fanno vedere l’occuparsi della cosa pubblica più come un tornaconto personale. Io credo che se i giovani avessero dei modelli di impegno pubblico alto, non chiederebbero altro che di poter sperare, credere che c’è gente che lavora per la comunità. I giovani chiedono anche dei posti dove poter crescere e incontrarsi, che sono assenti, a parte il centro d’incontro che esiste da diverso tempo ma che spesso non è agibile, perché non c’è chi custodisce, chi si occupa della gestione e questo è un grosso problema. Avendo lo spazio, si potrebbe dare benissimo in gestione ad un gruppo, ad una cooperativa, anche di giovani stessi, che potrebbero prendersi la responsabilità di gestire il tutto, dall’ascolto della musica alla lettura di un quotidiano, al dibattito politico, piuttosto che alla scultura…ognuno sceglierà la cosa che lo appassiona di più, ma dal confronto, dallo stare insieme, può emergere l’interesse per la propria città e la politica. Come non farli andar via? Offrendo loro delle possibilità di lavoro, ma anche di crescita. E’ bello che i nostri giovani crescano, vadano fuori, diventino cittadini del mondo, però è anche bello che possano tornare ed innovare e “contaminare” coloro che non si sono potuti allontanare. Dovremmo creare tutte le condizioni perché si possa restare. La nostra città ha tutto il potenziale: dall’ambiente straordinario, alla presenza di beni monumentali, alla cultura che deve essere riconosciuta dalla pubblica amministrazione. La cultura così come i percorsi di legalità sono l’infrastruttura per poter avere uno sviluppo economico e sociale.
A proposito di sviluppo economico, sono pochi gli imprenditori giovani a Scicli. Senza imprendere, nel senso schumpeteriano, non si crea valore e non si cresce.
Abbiamo le intelligenze e le capacità, i nostri giovani hanno studiato, hanno talento ed è veramente drammatico che i genitori e la comunità abbiano investito per formarli senza poi dargli la possibilità di realizzarsi qui. I giovani hanno bisogno di una spinta ideale e pratica. Walter Veltroni in campagna elettorale ha detto: “in un giorno, un’impresa”…forse sarà utopistico pensare di avviare un’attività imprenditoriale in un giorno, ma magari in tre, cinque giorni si può fare. Bisogna cercare di snellire la burocrazia, che blocca la voglia di novità e di crescita. L’ente comune può fare molto. Esiste già lo sportello unico, ma si può migliorare, per esempio accettando l’autocertificazione. Logicamente, chi dichiara il falso sarà poi punito. Inoltre, bisogna favorire l’aggregazione. Per esempio, nell’agricoltura, sarebbe bene che i piccoli produttori si unissero, perché i finanziamenti europei non arriveranno senza queste aggregazioni. L’ente comune non può fare da solo nel favorire l’aggregazione, nel creare la fiducia, non ne ha la responsabilità, né le possibilità, ma deve creare le sinergie con gli altri enti deputati a farlo. Oltre a semplificare il tutto, bisogna dare degli incentivi. Pensiamo a dei percorsi per i turisti, alle migliorie nella viabilità interna, per andare incontro ai commercianti, per esempio. Tutto dovrebbe passare per una cultura “altra”. Ci vuole tempo, ma si potrebbe pensare di “abbandonare” la macchina. Non è possibile che da Jungi, da Scicli stessa, ci si sposti con le auto: si inquina, si blocca il traffico…basterebbero delle navette ogni 20 minuti per raggiungere il centro. Senza arrivare al car sharing, si potrebbe anche incentivare l’uso della bicicletta: ci abitueremmo ad uno stile di vita più corretto e ad inquinare meno l’ambiente. Se tante di queste piccole azioni venissero messe in atto, anche l’impresa ne risentirebbe positivamente.
Un candidato consigliere di centrodestra, in una nostra recente intervista, ha accennato al problema della sicurezza, prevedendo addirittura la possibilità di videosorvegliare la zona di Piazza Carmine, perché considerata pericolosa. Tu che ne pensi?
Io onestamente inorridisco a pensare che Piazza Carmine sia pericolosa. Piazza Carmine è un luogo d’incontro accogliente per i nostri giovani, un posto in cui può accadere esattamente ciò che accade in qualsiasi altro posto della città. Ma è il salotto buono della città, un posto bello, un gioiello. Andare a criminalizzare un sito mi sembra esagerato. Che poi in questo posto girino delle sostanze, che sappiamo bene tutti che ci sono, come dimostrato anche dagli arresti degli ultimi periodi, implica degli altri ragionamenti. La videosorveglianza ha un senso, ma contemporaneamente deve crescere la consapevolezza, la coscienza di cittadino. Se ci troviamo in un ambiente e vediamo delle cose un po’ “strane”, abbiamo l’obbligo di stare attenti e anche di parlarne. Viviamo tutti in un clima omertoso: se una cosa non ci riguarda personalmente, perché farcene carico? Le forze dell’ordine devono fare il loro dovere, ma anche noi cittadini attenti e responsabili non possiamo fare finta di nulla, dobbiamo denunciare.
Come componente della Quinta Commissione, che è la commissione provinciale allo sviluppo economico, mi sto occupando comunque della videosorveglianza, ma per agevolare gli imprenditori ed i produttori, affinché questi siano più tranquilli. Mettere la videosorveglianza a Piazza Carmine significherebbe invece sorvegliare tutti i luoghi di aggregazione, come un Grande Fratello.
Temi un po’ la possibilità che si verifichi nuovamente il voto disgiunto e che quindi si crei una macchina amministrativa ingessata?
Questa legislatura ha già pagato il voto disgiunto, con un amministrazione di centro sinistra ed un consiglio di centro destra, che purtroppo non ha messo al primo posto l’amore per questa città, bensì l’ostruzionismo. Certo non sarebbe bello avere un consiglio di opposizione alla squadra del Sindaco. Non so come voteranno i cittadini, ma ci sono tantissime liste, con tantissime famiglie coinvolte. Per questo, credo che il voto disgiunto potrà essere una realtà. Tuttavia, ritengo che se si agisce con moderazione, mettendo al primo posto il bene comune, dialogando e confrontandosi con il consiglio, ognuno poi dovrà giustificare ai propri elettori ed ai propri cittadini il perché di determinate scelte.
Facciamo un volo pindarico fino all’altra parte dell’oceano, dove Obama ha battuto Hillary Clinton alle primarie. Alcune femministe hanno detto che questo è un giorno di lutto, ha vinto ancora la misoginia. Sei d’accordo?
No, non sono d’accordo. Non m’interessa il colore della pelle di una persona, ma non c’è dubbio che, fino a pochi decenni fa, chi aveva un colore diverso della pelle non poteva neanche sedersi sull’autobus. Quindi, comunque, che un uomo con un colore di pelle un po’ più scuro abbia la possibilità di correre per la Casa Bianca è una conquista. Obama, inoltre, ha saputo scaldare i cuori, proporre il sogno americano, quindi è comunque un riscatto, un momento di progresso, per tutte quelle persone più deboli che sono state maltrattate. Non ritengo che si sia praticato un femminicidio.
Io mi sono sempre battuta per le donne, per il riequilibrio della rappresentanza. In questa giunta provinciale non c’è nessuna donna, invece. Questa è misoginia, questo è non riconoscere le qualità, il valore di tante donne del centro destra, che piene di talento e competenza, potrebbero fare gli assessori.
Esprimi un desiderio, uno solo.
Uno? Ne avrei tanti! Mi piacerebbe poter fare il Sindaco, per rendere questa città più gioiosa, più luminosa, al servizio delle fasce più fragili. Penso alle persone che non possono neanche entrare al nostro palazzo di città e desidero una città senza barriere architettoniche fisiche o mentali, che sono ancora più difficili da superare. In questo desiderio includo anche una maggiore partecipazione delle persone: vorrei che la gente si appassionasse, che sentisse la cosa pubblica come propria. Desidero una città dove la gente possa essere libera di agire, di sognare, di sperare, di avere un progetto per sè, per i propri figli…Desidero insomma una città più sorridente.
Mancano 15 giorni, come ti senti?
Che bella domanda! Mi sento bene, contenta, entusiasta, felice, ma a volte anche sgomenta. Mi appassiono, più passano i giorni e più mi sento coinvolta, più incontro le persone e più mi rendo conto di quanto bisogno ci sia d’ascolto. La gente non ha solo bisogno di risposte, ma anche di essere guardata, riconosciuta, ascoltata e questa cosa l’ho proprio sentita come una carenza gravissima che resta da quest’amministrazione. Vivo con molta emozione tutto questo, ma anche con senso di responsabilità e qualche preoccupazione, vedendo i tanti bisogni delle persone. Nessuno di noi candidati sindaco ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi e questo certo mette un po’ di tensione, ma il sentimento prevalente è quello positivo, della voglia di spendersi per una città che certamente merita tanto.
Come ti sembra stia andando la campagna elettorale? Ti sembra pacata, corretta o c’è qualcosa che ti ha dato fastidio?
Di cose che mi hanno dato fastidio ce ne sono parecchie. Inizialmente, fino a dieci, quindici giorni fa, ritengo che le cose fossero andate più tranquillamente, adesso si comincia ad avvertire una certa tensione, anche per il fatto che non riusciamo a gestire una democrazia nella nostra comunità, non fosse altro che per il cattivo uso dei manifesti. Il territorio è infestato dalle solite facce, non si ha la possibilità neanche di appendere un manifesto nei propri spazi, in quegli spazi democraticamente assegnati dal comune. Questo non lascia ben sperare per il confronto. In più occasioni, ho detto di agire con moderazione, nel rispetto di ognuno, con il proprio progetto, perché ognuno ha il diritto di presentarsi alla città. Sarà la gente a giudicare, democraticamente, ma l’utilizzo del manifesto serve a dire “ci sono anch’io”. Ecco, spesso, questa possibilità a me è stata negata, sono in pochissimi posti, per questo molte persone, spontaneamente, stanno mettendo la mia foto sui balconi. In ogni caso io credo che l’incontro con le persone, con i loro occhi, sia il modo più efficace per dichiarare il proprio sentire, il proprio progetto.
Tu sei un medico. Un medico deve saper ascoltare i pazienti, per poterli poi guarire. Un po’ come un bravo sindaco, no? Deve ascoltare i cittadini e poi provare a guarire la città.
Definizione ed accostamento perfetto, è così. Io sono un medico che cura i bambini, che si esprimono molto spesso con un linguaggio non verbale. La cosa importante è sapere osservare ed ascoltare e non soltanto parlare, come spesso accade a chi fa politica. Un ascolto attento, che riconosca l’altro, spesso manca nella politica e questo fa cadere la fiducia e non permette l’instaurarsi di un rapporto. Il sindaco deve incarnare tutti i cittadini, deve ascoltare sia coloro che lo hanno votato che quelli che non l’hanno fatto, perché il sindaco è di tutti, deve rappresentare le istanze di ognuno e cercare di risolvere i problemi. Insieme si possono individuare i bisogni e le priorità e cercare di dare delle risposte. Non sarà possibile rispondere subito a tutte le domande, però si farà una scala di priorità condivisa e tutti si sentiranno parte del progetto.
Tu sei anche una mamma. I tuoi figli sono ormai adolescenti e forse sono proprio loro la fascia che più risente di questo coma in cui il paese sta entrando. Cosa bisogna fare per evitare che, anche loro, siano costretti ad andarsene?
Il discorso sui giovani è una delle priorità del progetto che dobbiamo portare avanti. I giovani sono già il presente di questa nostra comunità. Alcuni sono molto motivati, cresciuti dal punto di vista politico, nel senso più bello del termine, che è quello di occuparsi della poleis; altri non si appassionano, per responsabilità degli adulti, che fanno vedere l’occuparsi della cosa pubblica più come un tornaconto personale. Io credo che se i giovani avessero dei modelli di impegno pubblico alto, non chiederebbero altro che di poter sperare, credere che c’è gente che lavora per la comunità. I giovani chiedono anche dei posti dove poter crescere e incontrarsi, che sono assenti, a parte il centro d’incontro che esiste da diverso tempo ma che spesso non è agibile, perché non c’è chi custodisce, chi si occupa della gestione e questo è un grosso problema. Avendo lo spazio, si potrebbe dare benissimo in gestione ad un gruppo, ad una cooperativa, anche di giovani stessi, che potrebbero prendersi la responsabilità di gestire il tutto, dall’ascolto della musica alla lettura di un quotidiano, al dibattito politico, piuttosto che alla scultura…ognuno sceglierà la cosa che lo appassiona di più, ma dal confronto, dallo stare insieme, può emergere l’interesse per la propria città e la politica. Come non farli andar via? Offrendo loro delle possibilità di lavoro, ma anche di crescita. E’ bello che i nostri giovani crescano, vadano fuori, diventino cittadini del mondo, però è anche bello che possano tornare ed innovare e “contaminare” coloro che non si sono potuti allontanare. Dovremmo creare tutte le condizioni perché si possa restare. La nostra città ha tutto il potenziale: dall’ambiente straordinario, alla presenza di beni monumentali, alla cultura che deve essere riconosciuta dalla pubblica amministrazione. La cultura così come i percorsi di legalità sono l’infrastruttura per poter avere uno sviluppo economico e sociale.
A proposito di sviluppo economico, sono pochi gli imprenditori giovani a Scicli. Senza imprendere, nel senso schumpeteriano, non si crea valore e non si cresce.
Abbiamo le intelligenze e le capacità, i nostri giovani hanno studiato, hanno talento ed è veramente drammatico che i genitori e la comunità abbiano investito per formarli senza poi dargli la possibilità di realizzarsi qui. I giovani hanno bisogno di una spinta ideale e pratica. Walter Veltroni in campagna elettorale ha detto: “in un giorno, un’impresa”…forse sarà utopistico pensare di avviare un’attività imprenditoriale in un giorno, ma magari in tre, cinque giorni si può fare. Bisogna cercare di snellire la burocrazia, che blocca la voglia di novità e di crescita. L’ente comune può fare molto. Esiste già lo sportello unico, ma si può migliorare, per esempio accettando l’autocertificazione. Logicamente, chi dichiara il falso sarà poi punito. Inoltre, bisogna favorire l’aggregazione. Per esempio, nell’agricoltura, sarebbe bene che i piccoli produttori si unissero, perché i finanziamenti europei non arriveranno senza queste aggregazioni. L’ente comune non può fare da solo nel favorire l’aggregazione, nel creare la fiducia, non ne ha la responsabilità, né le possibilità, ma deve creare le sinergie con gli altri enti deputati a farlo. Oltre a semplificare il tutto, bisogna dare degli incentivi. Pensiamo a dei percorsi per i turisti, alle migliorie nella viabilità interna, per andare incontro ai commercianti, per esempio. Tutto dovrebbe passare per una cultura “altra”. Ci vuole tempo, ma si potrebbe pensare di “abbandonare” la macchina. Non è possibile che da Jungi, da Scicli stessa, ci si sposti con le auto: si inquina, si blocca il traffico…basterebbero delle navette ogni 20 minuti per raggiungere il centro. Senza arrivare al car sharing, si potrebbe anche incentivare l’uso della bicicletta: ci abitueremmo ad uno stile di vita più corretto e ad inquinare meno l’ambiente. Se tante di queste piccole azioni venissero messe in atto, anche l’impresa ne risentirebbe positivamente.
Un candidato consigliere di centrodestra, in una nostra recente intervista, ha accennato al problema della sicurezza, prevedendo addirittura la possibilità di videosorvegliare la zona di Piazza Carmine, perché considerata pericolosa. Tu che ne pensi?
Io onestamente inorridisco a pensare che Piazza Carmine sia pericolosa. Piazza Carmine è un luogo d’incontro accogliente per i nostri giovani, un posto in cui può accadere esattamente ciò che accade in qualsiasi altro posto della città. Ma è il salotto buono della città, un posto bello, un gioiello. Andare a criminalizzare un sito mi sembra esagerato. Che poi in questo posto girino delle sostanze, che sappiamo bene tutti che ci sono, come dimostrato anche dagli arresti degli ultimi periodi, implica degli altri ragionamenti. La videosorveglianza ha un senso, ma contemporaneamente deve crescere la consapevolezza, la coscienza di cittadino. Se ci troviamo in un ambiente e vediamo delle cose un po’ “strane”, abbiamo l’obbligo di stare attenti e anche di parlarne. Viviamo tutti in un clima omertoso: se una cosa non ci riguarda personalmente, perché farcene carico? Le forze dell’ordine devono fare il loro dovere, ma anche noi cittadini attenti e responsabili non possiamo fare finta di nulla, dobbiamo denunciare.
Come componente della Quinta Commissione, che è la commissione provinciale allo sviluppo economico, mi sto occupando comunque della videosorveglianza, ma per agevolare gli imprenditori ed i produttori, affinché questi siano più tranquilli. Mettere la videosorveglianza a Piazza Carmine significherebbe invece sorvegliare tutti i luoghi di aggregazione, come un Grande Fratello.
Temi un po’ la possibilità che si verifichi nuovamente il voto disgiunto e che quindi si crei una macchina amministrativa ingessata?
Questa legislatura ha già pagato il voto disgiunto, con un amministrazione di centro sinistra ed un consiglio di centro destra, che purtroppo non ha messo al primo posto l’amore per questa città, bensì l’ostruzionismo. Certo non sarebbe bello avere un consiglio di opposizione alla squadra del Sindaco. Non so come voteranno i cittadini, ma ci sono tantissime liste, con tantissime famiglie coinvolte. Per questo, credo che il voto disgiunto potrà essere una realtà. Tuttavia, ritengo che se si agisce con moderazione, mettendo al primo posto il bene comune, dialogando e confrontandosi con il consiglio, ognuno poi dovrà giustificare ai propri elettori ed ai propri cittadini il perché di determinate scelte.
Facciamo un volo pindarico fino all’altra parte dell’oceano, dove Obama ha battuto Hillary Clinton alle primarie. Alcune femministe hanno detto che questo è un giorno di lutto, ha vinto ancora la misoginia. Sei d’accordo?
No, non sono d’accordo. Non m’interessa il colore della pelle di una persona, ma non c’è dubbio che, fino a pochi decenni fa, chi aveva un colore diverso della pelle non poteva neanche sedersi sull’autobus. Quindi, comunque, che un uomo con un colore di pelle un po’ più scuro abbia la possibilità di correre per la Casa Bianca è una conquista. Obama, inoltre, ha saputo scaldare i cuori, proporre il sogno americano, quindi è comunque un riscatto, un momento di progresso, per tutte quelle persone più deboli che sono state maltrattate. Non ritengo che si sia praticato un femminicidio.
Io mi sono sempre battuta per le donne, per il riequilibrio della rappresentanza. In questa giunta provinciale non c’è nessuna donna, invece. Questa è misoginia, questo è non riconoscere le qualità, il valore di tante donne del centro destra, che piene di talento e competenza, potrebbero fare gli assessori.
Esprimi un desiderio, uno solo.
Uno? Ne avrei tanti! Mi piacerebbe poter fare il Sindaco, per rendere questa città più gioiosa, più luminosa, al servizio delle fasce più fragili. Penso alle persone che non possono neanche entrare al nostro palazzo di città e desidero una città senza barriere architettoniche fisiche o mentali, che sono ancora più difficili da superare. In questo desiderio includo anche una maggiore partecipazione delle persone: vorrei che la gente si appassionasse, che sentisse la cosa pubblica come propria. Desidero una città dove la gente possa essere libera di agire, di sognare, di sperare, di avere un progetto per sè, per i propri figli…Desidero insomma una città più sorridente.
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